Hikikomori & Videogiochi

da | Feb 14, 2021 | Gaming Disorder

​Con il termine hikikomori ci si riferisce solitamente ad una persona che ha scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento entro le mura domestiche. Questo meccanismo di ritiro volontario dal mondo esterno è stato notato già dagli anni ’80 negli adolescenti e nei giovani adulti giapponesi, dove fattori culturali e familiari peculiari del mondo orientale hanno portato all’osservazione di questo fenomeno interpretato come una ribellione della gioventù giapponese alla loro cultura tradizionale che notoriamente pone i ragazzi e le ragazze a forti pressioni ed aspettative fin da piccolissimi. Il termine “hikikomori” è infatti una parola giapponese, e la sua traduzione significa letteralmente “stare in disparte, ritirarsi, isolarsi”. Ad oggi, questo termine viene comunemente utilizzato in tutto il mondo per descrivere quelle situazioni in cui un giovane si rifugia in casa o nella propria stanza chiudendo la scuola, il lavoro e ogni interazione sociale non desiderata fuori dalla propria porta.

Lo stile di vita degli hikikomori è spesso caratterizzato da un ritmo sonno-veglia invertito, dove si ozia durante le ore diurne e ci si dedica alle proprie passioni durante la notte. Tra queste, troviamo spesso riferimenti alla cultura orientale, come la lettura di manga o la visione di anime (cartoni e fumetti giapponesi), l’utilizzo dei videogiochi e la navigazione in rete. I rapporti sociali “reali” sono infatti del tutto sostituiti con quelli mediati via Internet, dato che l’hikikomori solitamente rifiuta ogni tipo di rapporto personale fisico. Tuttavia, spesso abbandonano gradualmente anche la vita sociale virtuale, trovandosi così a vivere in completo isolamento.

In questo caso, l’utilizzo di internet, tramite le chat, i forum, i giochi ed i social network, lascia aperta una finestra verso il mondo esterno, che consente loro di mantenere relazioni e contatti con altri. Infatti, chi chiude anche questa finestra, scegliendo di non usare internet, vive in uno stato di isolamento totale.

Per questo, sebbene gli hikikomori possano impiegare la maggior parte del proprio tempo su Internet o sui videogiochi, è importante ribadire che lo stato di ritiro sociale e la dipendenza da Internet o da videogame sono due condizioni differenti.

Questo non esclude però che ritiro sociale e dipendenza possano coesistere, sovrapponendosi e contribuendo all’aggravarsi dell’una o dell’altra condizione.

Lo stato di isolamento infatti può spingere a rifugiarsi nel mondo virtuale per usarlo come ponte verso il mondo esterno o come mezzo di svago o di intrattenimento, portando l’individuo a spendere molto tempo davanti al computer o alla console, ma ciò andrebbe a rappresentare una conseguenza e non una delle cause dell’isolamento.

Quando invece è l’uso continuato e persistente dei videogiochi o di internet che sovrasta le normali attività quotidiane, portando l’individuo a dedicare sempre più tempo ed energie al mondo virtuale a discapito del mondo reale e trascinandolo verso l’allontanamento dalla vita sociale e comunitaria, avviene il processo inverso, dove l’abuso o la dipendenza da videogiochi/da internet porta ad uno stato di abbandono di interesse verso le attività occupazionali (scuola/lavoro) ed al ritiro sociale.

In entrambi i casi, il ritiro sociale, sia che avvenga “spontaneamente” sia che avvenga in concomitanza con un uso eccessivo della rete, spesso è sinonimo di una difficoltà sociale ed emotiva nel confrontarsi in maniera sana con la realtà esterna e le aspettative dettate dalla famiglia o dalla società odierna.

Per questo, nel caso di un giovane che tende ad isolarsi maggiormente dal gruppo dei pari, si chiude sempre più tempo in camera ed inizia a saltare frequentemente la scuola, lamentando anche malori fisici, è fondamentale intervenire quanto prima: in questo caso i genitori dovrebbero cercare di coltivare la comunicazione con il proprio figlio, in modo da instaurare un clima tale che permetta di scoprire insieme quale siano i sentimenti e le motivazioni profonde che portano al progressivo isolamento dagli altri.

Sebbene spesso la speranza ci porti a pensare che “passerà da sé” o che sia “solo una fase” dell’adolescenza, la ricerca di isolamento soprattutto se appare immotivata al principio è un campanello di allarme di una sensazione di disagio. Quando poi diviene radicata, l’auto reclusione di un membro della famiglia nella propria abitazione è una condizione instabile e di sofferenza per tutta la famiglia, dal suo esordio alla sua cronicizzazione, per cui è importante ricercare fin da subito supporto ed aiuto, senza aspettare che l’isolamento diventi totale.

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